Obesità: la salute vien mangiando

da | Nov 8, 2016 | 0 commenti

Per combattere l’obesità gli acidi grassi omega-6 e omega-3 dovrebbero essere riequilibrati nella nostra alimentazione, secondo quanto si legge in un editoriale a quatto mani pubblicato sulla rivista OpenHeart firmato da Artemis Simopoulos, del Centro di genetica, nutrizione e salute di Washington DC, e James DiNicolantonio, del Saint Luke’s Mid America Heart Institute, in Missouri. «Gli esseri umani si sono evoluti seguendo una dieta con circa la stessa quantità di omega-3 e omega-6, un equilibrio fondamentale per lo sviluppo del feto in gravidanza, per il neonato durante l’allattamento e nella prevenzione e trattamento delle malattie croniche» affermano gli autori, precisando che il precedente rapporto ottimale di 1:1 (o al limite 2:1) è stato progressivamente sostituito da uno squilibrio di 16:1 a favore degli omega-6.

classificazione obesita secondo indice di massa corporea «Divario conseguente alle modifiche alimentari verificatesi negli ultimi cento anni» scrivono gli autori, spiegando che la tecnologia alimentare e l’agricoltura moderna hanno portato alla produzione di oli vegetali, tra cui quello di girasole, di soia e di mais ricchi in omega-6. Lo squilibrio riguarda anche gli animali, che prima pascolavano sull’erba contenente omega-3, mentre adesso vengono alimentati con cereali, mais e soia a elevato contenuto di omega-6. «E nel settore dei mangimi animali sono aumentati i livelli di acido linoleico e arachidonico due omega-6» riprendono i ricercatori, ricordando che elevati livelli di omega-6 possono portare a un aumento del tessuto adiposo bianco e dell’infiammazione cronica, condizioni proprie dell’obesità e legate al diabete di tipo 2, alle cardiopatie, alla sindrome metabolica e al cancro.

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Secondo gli editorialisti l’organismo necessita anche di omega-3, e l’equilibrio 1:1 è cruciale: gli acidi grassi agiscono sul sistema nervoso influenzando l’assunzione di cibo e la sensibilità agli ormoni coinvolti nel controllo della glicemia e nella soppressione dell’appetito. Ma non solo: precedenti ricerche collegano gli omega-3 a una riduzione del tessuto adiposo e al calo ponderale, mentre gli omega-6 si associano a un aumentato rischio di salire di peso. «È quindi giunto il momento di aumentare nella dieta gli omega-3 e diminuire gli omega-6 modificando gli oli per cucinare e mangiando meno carne e più pesce» aggiungono gli autori. E concludono: «È responsabilità dei governi e delle organizzazioni internazionali stabilire politiche nutrizionali basate su dati scientifici, evitando di focalizzarsi esclusivamente sull’introito calorico e sul dispendio energetico, strategie che negli ultimi 30 anni hanno fallito miseramente».

Per cui se stai seguendo un piano nutrizionale che si basa ancora sul “conteggio delle calorie” di tranquillamente al tuo “dietologo/a” o nutrizionista che può aggiornarsi per aiutarti meglio. La cosa fondamentale sono gli effetti che il cibo (micro e macronutrienti) hanno sul tuo organismo e i tuoi ormoni.

da http://www.doctor33.it
Open Heart 2016. doi:10.1136/openhrt-2015-000385
http://openheart.bmj.com/content/3/2/e000385.full?sid=ed61a003-16d3-43f1-b783-4852ea1dfbce

 

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