Fisioterapia: Le 5 procedure che NON andrebbero effettuate

da | Feb 28, 2017 | 0 commenti

Fisioterapia: Tra le società scientifiche Usa che hanno aderito all’iniziativa “Choosing Wisely”, mirata a identificare le pratiche da evitare perché inutili, costose e spesso dannose, non poteva mancare una voce importante come quella dei Fisioterapisti e le indicazioni in Fisioterapia.

Ecco la “Top 5 List” redatta dall’Apta (American physical therapy association).

1 – Fisioterapia: Non usare metodi passivi

Fisioterapia

1) Non usare metodi passivi per facilitare la partecipazione a un programma di trattamento attivo. Quest’ultimo ha un impatto maggiore su dolore, mobilità, funzione e qualità di vita. Comunicare ai pazienti strategie di gestione passiva, invece che attiva, esaspera i timori e le ansie di molti pazienti riguardo all’essere fisicamente attivi in presenza di dolore.

2 – Fisioterapia: Non prescrivere programmi sottodosati

Fisioterapia No programmi training sottodosati

2) Non prescrivere programmi di training sottodosati come forza per i più anziani. La migliorata resistenza nei più anziani si associa a miglior salute, qualità della vita e capacità funzionale, e a un ridotto rischio di cadute.

3 – Fisioterapia: No Riposo a Letto per TVP

Fisioterapia No programmi training sottodosati

3) Non raccomandare riposo a letto dopo diagnosi di trombosi venosa profonda acuta (TVP) in seguito all’inizio della terapia anticoagulante, a meno che non siano presenti significativi motivi medici. I pazienti possono essere danneggiati da prolungato riposo a letto non medicalmente necessario.

4 – Fisioterapia: Non usare sempre CPM

Fisioterapia macchine movimento passivo CPM

4) Non usare macchine per movimento passivo continuo (CPM) per la gestione post-operatoria dei pazienti dopo sostituzione totale del ginocchio non complicata. Il trattamento CPM non comporta effetti clinicamente importanti su estensione del ginocchio a breve o lungo termine, flessione del ginocchio a lungo termine, funzione a lungo termine, dolore e qualità della vita in pazienti sottoposti ad artroplastica totale di ginocchio. Ora, con la disponibilità di protocolli riabilitativi di supporto precoce, il ricorso al CPM, con costi e inconvenienti correlati al prolungato riposo a letto, dovrebbe essere valutato rispetto ai suoi limitati benefici.

5 – Fisioterapia: Non usare vasche idromassaggio per la gestione delle ferite

Fisioterapia Idrommassaggio Gestione Ferite

5) Non usare vasche idromassaggio per la gestione delle ferite. I vortici sono una forma non-selettiva di sbrigliamento meccanico. L’uso di questo metodo predispone il paziente a rischio di cross-contaminazione batterica e danni a tessuti fragili da elevate forze da turbina. Si può ricorrere ad altre forme più selettive di idroterapia, come per esempio l’irrigazione diretta di una ferita o il lavaggio pulsato con aspirazione.

http://fonte
http://www.apta.org/PTinMotion/News/2014/9/15/ChoosingWiselyRelease/

Fisioterapia: Le mie personali considerazioni in merito a queste raccomandazioni ed in particolare sul ruolo dell’esercizio fisico

Nella riabilitazione di un paziente, fisioterapisti e altri professionisti si trovano spesso a dover scegliere tra terapia manuale ed esercizio fisico. Sebbene entrambi gli approcci siano cruciali per il recupero completo, la terapia manuale assume un ruolo di primaria importanza nelle fasi iniziali. E le ragioni logico-deduttive per cui la terapia manuale rappresenta il punto di partenza ideale per un percorso riabilitativo efficace sono veramente molteplici.

Perché la terapia manuale nelle fasi iniziali?

  1. Riduzione del dolore e dell’infiammazione: la terapia manuale, attraverso tecniche specifiche come la mobilizzazione articolare e il massaggio, permette di alleviare il dolore e l’infiammazione, spesso i primi ostacoli al recupero del paziente.
  2. Miglioramento della mobilità articolare: le tecniche manuali aiutano a ripristinare la mobilità articolare compromessa da traumi, interventi chirurgici o patologie.
  3. Recupero del tono muscolare: la terapia manuale può aiutare a normalizzare il tono muscolare, prevenendo contratture e rigidità che potrebbero ostacolare il movimento.
  4. Aumento della vascolarizzazione: le tecniche manuali favoriscono la circolazione sanguigna, apportando ossigeno e nutrienti ai tessuti danneggiati e accelerando il processo di guarigione.
  5. Riduzione del rischio di re-infortunio: la terapia manuale aiuta a migliorare la propriocezione e la coordinazione, fattori chiave per prevenire nuovi traumi.

Terapia manuale assistita (IASTM): 2 Consigli dalla letteratura scientifica contro i rischi lavorativi

Come ho già scritto in questo articolo, nel mondo della terapia manuale, le mani sono uno strumento indubbiamente davvero prezioso. Tuttavia, l’elevato uso che se ne fa per le varie attività cliniche quotidiane possono portare a problemi dolorosi e debilitanti alle mani dei fisioterapisti. Questo articolo esplora proprio i rischi associati all’attività professionale dei fisioterapisti e fornisce consigli pratici per prevenire e gestire i problemi alle mani.

La fisioterapia è una professione che richiede non solo conoscenza e competenza, ma anche un impegno fisico notevole da parte dei terapisti. Uno degli aspetti meno discussi ma fondamentali di questa professione è la salute delle mani dei fisioterapisti che per altro sono gli “strumenti principali” in questa professione. Per questo motivo in questo recente studio pubblicato su Pubmed abbiamo provato a gettare una nuova luce sull’uso integrato di uno IASTM in supporto alla terapia manuale come metodo efficace (a patto di usare strumenti idonei progettati in maniera specifica):

  1. nel preservare la salute delle mani dei fisioterapisti e quindi per evitare che i terapisti manuali si danneggino le mani durante la manipolazione o la mobilizzazione della fascia e dei tessuti molli, problema che colpisce e si verifica in tutto il mondo per i terapisti manuali come si vede in decine di articoli presenti sulle banche dati biomediche che analizzano i work related musculoskeletal disorders (WMSDs) e i work-related upper limb disorders (WRULDs) che costituiscono, per i terapisti manuali (fisioterapisti, osteopati, chiropratici e medici) la seconda causa di assenza da lavoro dopo il mal di schiena;
  2. e per avere maggiore precisione e selettività nel trattamento della fascia e dei tessuti molli in particolare in alcune aree anatomiche (tipo per la mobilizzazione dei setti interarticolari o per trattare alcune cicatrici).

Esercizio fisico: un tassello fondamentale nelle fasi successive

L’esercizio fisico rappresenta in ogni caso una componente fondamentale del processo riabilitativo, ma il suo impiego risulta più efficace nelle fasi successive. Una volta che il dolore e l’infiammazione sono sotto controllo e la mobilità articolare è stata ripristinata, l’esercizio fisico aiuta a:

  • Rinforzare i muscoli
  • Migliorare la resistenza
  • Aumentare la flessibilità
  • Ricondizionare il paziente allo sforzo

Take Home Message

In conclusione, la terapia manuale e l’esercizio fisico non sono mai in contrapposizione, ma rappresentano 2 fasi complementari del processo riabilitativo. La terapia manuale, grazie alla sua capacità di ridurre il dolore, migliorare la mobilità e preparare il corpo al movimento, rappresenta il punto di partenza ideale per un percorso di recupero efficace. L’esercizio fisico, nelle fasi successive, completa il processo riabilitativo rafforzando il paziente e riportandolo alle sue normali attività.

Ecco perché andrebbero sempre integrati entrambi gli approcci con modi, tempi e soprattutto “dosi” differenti e specifiche a seconda del caso e della fase riabilitativa in cui ci troviamo.

PS Ti ricordo che se vuoi acquisire le giuste competenze nella gestione e l’integrazione di uno IASTM Professionale in Terapia Manuale puoi iniziare leggendo il Primo libro sull’uso efficace di uno IASTM in Terapia Manuale.

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